P

Lenticchia, con passo deciso e sicuro, cominciò ad addentrarsi nel bosco. La vegetazione era fittissima. C’erano rami di cespugli di ogni tipo, alti quasi come alberi, tutti intrecciati gli uni agli altri, stretti come in un abbraccio, e poi c’erano fiori colorati, alcuni piccolini e altri enormi, che lui non aveva mai visto prima.

Camminando camminando, la sua attenzione venne catturata da un coniglietto bianco che d’improvviso sbucò sul sentiero.

A dire il vero, quel simpatico coniglietto lo stava seguendo già da un po’, ma Lenticchia non se ne era accorto.

“Ciao Lenticchia!” disse il coniglietto.

“Cosa fai da queste parti?” gli domandò.

“Sto tornando a casa e credo che questa sia la strada giusta”.

Il coniglietto arricciò dapprima il musetto all’insù, poi una volta verso destra e una volta verso sinistra, e gli disse, senza pensarci su due volte “ti va di venire con me? Vorrei portarti in un posto”.

Lenticchia, incuriosito, d’istinto disse di sì, poi venne assalito da mille dubbi. Ripensò all’incontro con lo scoiattolo, a quella sera in cui si era perso nel bosco, e poi al gufo, alle mille peripezie che aveva affrontato, e così la paura di perdersi ancora e la possibilità di non poter riabbracciare presto la sua famiglia, lo rendevano triste.

Il coniglietto, che aveva letto nel cuore di Lenticchia, gli si avvicinò con un piccolo balzo e tirando fuori uno strano orologio, da non si sa dove, disse “vedi Lenticchia, questo è un orologio magico, che può fermare il tempo. Facciamo così, io ora bloccherò le lancette e il tempo smetterà di scorrere, così potremo andare giù per questo sentiero e poi tornare qui e sarà come se nulla fosse mai accaduto e tu potrai poi riprendere il tuo cammino e tornare finalmente a casa”.

“Ci sto!” esclamò Lenticchia, impaziente di seguire il suo nuovo amico coniglio.

I due cominciarono a correre giù per il sentiero che costeggiava la strada principale. Lenticchia sembrava essere anche più veloce del piccolo coniglietto. Agile e scattante, rincorreva il suo amico saltando ora su un sasso e ora su un altro. Era felice Lenticchia. Il vento gli accarezzava la faccia e i suoi capelli svolazzavano liberi. Lui si sentiva libero.

Ecco una grande quercia, poi un’altra e poi un’altra ancora e d’improvviso….. un enorme prato verde, di un verde che lui non aveva mai visto, pieno zeppo di fiori e farfalle che volavano tutt’intorno. Sembrava davvero un luogo incantato.

“Vieni Lenticchia, per di qua” il coniglio gli indicò la strada che portava ad un piccolo ruscello. Proprio lì accanto, c’era la sua casa.

Fuori dalla tana, i due fratellini più piccoli del coniglietto, giocavano a rincorrersi, nel frattempo, mamma coniglio stendeva il bucato appena lavato, mentre nonna coniglio leggeva un libro, seduta comodamente su di una sedia a dondolo. Poco più là, accanto al capanno, ecco invece papà coniglio che stava sistemando la legna.

“Vieni Lenticchia” disse il coniglietto.

I due raggiunsero papà coniglio, che voltandosi verso Lenticchia gli diede un caloroso benvenuto “ciao Lenticchia, ti stavamo aspettando. Sapevamo che saresti arrivato un giorno, ma non sapevamo esattamente quando. E ora quel momento è arrivato e sono davvero felice di accoglierti qui, nel nostro piccolo regno” Eh già, perché papà coniglio era il Re di Conigli Land. Diciamo che Lenticchia aveva sempre saputo che i re vivono nei castelli, in edifici grandi grandi con duecento, trecento stanze o cose simili e invece Re Coniglio viveva in una casa normale e addirittura sistemava la legna!

“Ma, papà coniglio, o meglio Re Coniglio, dov’è il tuo regno? Cioè voglio dire, dove sono i tuoi sudditi, il resto del villaggio, intendo”.

Re Coniglio sorrise e con estrema dolcezza disse “vedi Lenticchia, non si è Re perché si hanno dei sudditi, o perché si hanno persone di corte che ti servono da mangiare o ti rifanno il letto la mattina. Si è Re e Regine, quando siamo nel posto giusto, e abbiamo accanto le persone che amiamo, e tutto è in ordine”.

“Quindi è per questo che non ci sono castelli, e tu sistemi la legna e non lo fa nessun altro al posto tuo?”

“Esatto” disse Re Coniglio “è proprio così. Non ho bisogno di un castello con tante stanze, a me basta solo voltarmi, vedere la mia famiglia e sapere che stanno bene. Possiamo vivere in una casa enorme oppure in una piccola tana, questo non fa la differenza. Ciò che conta è l’Amore, l’Amore che diamo e quello che riceviamo e che tutto sia in armonia”.

Era davvero bello quello che Re Coniglio aveva detto a Lenticchia ed il giovane ragazzo lo ringraziò per questo.

“Tu sei un papà speciale, Re Coniglio. Esattamente come il mio papà! Porterò sempre con me, nel mio cuore, le tue parole”

P: Papà. È forte e coraggioso, e nella mia vita un alleato prezioso. Sa sempre cosa fare e sul più bello, lui compare.

Re coniglio sorrise e abbraccio forte forte Lenticchia “Ora andate a fare una buona merenda, che mamma coniglio ha preparato qualcosa di davvero speciale per voi due”.

Ricevuta la benedizione da papà coniglio, i due amici correndo raggiunsero mamma coniglio ed il resto della famiglia.