La carrozza cominciò a rallentare e Lenticchia aprì gli occhi.
Era l’alba.
“Cosa succede Sor Pagnotta?” chiese Lenticchia.
“Siamo arrivati” rispose l’uomo.
Lenticchia scese dalla carrozza e si accorse che si trovavano davanti ad un bivio. Quando il Sor Pagnotta aveva detto che erano arrivati, Lenticchia aveva creduto che fossero giunti in villaggio, oppure a casa di qualcuno, e invece no, erano ancora lì, lungo la strada. Da quel punto esatto, davanti a lui, partivano due sentieri distinti, stretti stretti e avvolti da una fitta boscaglia. Non si potevano percorrere in carrozza, ma soltanto a piedi.
“Lenticchia caro, da qui in poi dovrai procedere da solo, io non posso più accompagnarti”.
“Ma Sor Pagnotta” fece il ragazzino con aria smarrita “io non so dove andare. ho paura…”
“Caro Lenticchia, il mio compito era di portarti fin qui. Ora sta a te continuare, per raggiungere la tua meta. Ci sono strade che possiamo percorrere solo noi e luoghi che possiamo raggiungere senza l’aiuto di nessun altro. L’ultimo tratto della strada che ti riporterà a “casa” potrai attraversarlo solamente tu. Hai tutto Lenticchia, hai te!”
Il Sor Pagnotta risalì a bordo della sua carrozza, girò i cavalli nel senso opposto rispetto al bivio, salutò Lenticchia con la mano, lasciandogli come ricordo il suo familiare e piacevole sorriso.