Fame emotiva e Fame fisica

Quante volte ci è capitato di essere colti d’improvviso da una voglia irrefrenabile di addentare il primo dolcetto disponibile, oppure di finire un’intera confezione di patatine, senza neanche accorgercene?

Ecco, questa si chiama fame emotiva.

Quando emozioni come rabbia, paura, tristezza, noia emergono, oppure quando siamo particolarmente stressati, e non siamo disposti ad accogliere ciò che emerge dal nostro interno, finiamo per mangiare in maniera incontrollata, per poi essere assaliti da mille sensi di colpa, che non ci lasciano scampo e ci fanno sentire davvero a terra.

La fame fisica invece, non genera sensi di colpa, poiché è dettata da un bisogno fisiologico.

Il nostro stomaco, che inizia a brontolare, oppure altri segnali quali un leggero mal di testa, ci indicano che il nostro corpo ha bisogno di “carburante”, sotto forma di cibo appunto.

Una volta introdotto il carburante necessario al nostro fisico ed avvertito il sopraggiungere della sazietà, ossia la sensazione di aver mangiato a sufficienza, torneremo tranquillamente alle nostre attività quotidiane.

Riepilogando: come distinguere la fame emotiva dalla fame fisica

Fame emotiva:

– si scatena in modo improvviso

– ci spinge alla ricerca del cosiddetto “cibo spazzatura” o di zuccheri “veloci” quali dolcetti e cioccolatini, che consumiamo in un attimo, senza rendercene conto

– superamento della soglia di sazietà, che ci porta in alcuni casi, anche a stare male fisicamente.

La fame fisica:

– legata a segnali del corpo, quali brontolio dello stomaco, lieve mal di testa, poca concentrazione, che emergono piano piano

– può attendere, e non ci spinge alla ricerca di “cibo spazzatura”

-una volta soddisfatto il bisogno fisico, percepiamo il senso di sazietà e torniamo alle nostre attività.

Quando il nostro mondo interiore ci sta parlando

Il nostro mondo interiore, comunica con noi attraverso le emozioni.

Le emozioni, quando emergono, lo fanno perché hanno da dirci qualcosa, da comunicarci e farci vedere ciò a cui non stiamo prestando attenzione.

Quando sopraggiunge ad esempio la rabbia, difficilmente pensiamo che sia il dio Ares, che viene a farci visita e che con tutta la sua potenza vuole farci esplorare lati di noi che teniamo nascosti oppure di cui non conosciamo ancora l’esistenza.

Così, invece di far parlare la divinità che è in noi, preferiamo reprimere, censurare, a mettere a tacere il nostro mondo interiore, e spesso lo facciamo ricorrendo al cibo, mangiando dunque in maniera incontrollata, qualsiasi cosa ci capiti a tiro.

Quindi, credere di “risolvere” quello che ci sta capitando, cercando conforto nel cibo, non è che un’arma a doppio taglio, che nell’immediato ci farà sentire al “sicuro”, salvo poi farci stare male sia emotivamente, con l’insorgere dei sensi di colpa e del calo della nostra autostima, che fisicamente. Quando infatti questo modo di agire, diventa un’abitudine, rischiamo di compromettere seriamente la nostra salute.

Cosa fare quando la fame emotiva arriva

Quando ci troviamo di fronte ad un attacco di fame, la prima cosa da fare, dopo averla riconosciuta, è fermarsi.

Tentare di capire quali meccanismi interiori l’hanno attivata, potrebbe essere già un buon punto di partenza.

Ognuno di noi infatti ha dei trigger, dei grilletti legati a situazioni, emozioni, eventi capaci di innescare un attacco di fame o un’abbuffata.

Dirsi ad esempio “Devo mangiare assolutamente qualcosa per calmarmi” oppure “Mi merito un dolcetto” legato ad una situazione esterna stressante, potrebbe indurci a riversare la nostra attenzione sul cibo, in maniera incontrollata, invece che portare lo sguardo all’interno ed esplorare ciò che accade in noi.

Solo attraverso la consapevolezza del momento presente, di ciò che accade in questo preciso istante in noi, riusciremo a disinnescare quel pilota automatico che genera solo sofferenza, vivendo davvero nel qui e ora e ritrovando il nostro benessere.

Così il cibo non sarà più un nemico che ci farà ingrassare a dismisura e che ci farà sentire in colpa, bensì, un valido alleato nella nutrizione del nostro corpo, e chissà che questo non rappresenti un nuovo punto di partenza anche per chi, da anni, si sottopone a diete ferree, che sino ad ora hanno portato a scarsi risultati.

Per imparare a portare attenzione e presenza al nostro rapporto col cibo e a riconoscere e gestire fattori emotivi, ambientali e sociali che inducono a mangiare troppo o in modo incontrollato, possiamo intraprendere il percorso della Mindful Eating.

Risvegliando i nostri cinque sensi, calandoci completamente nell’esperienza del pasto, impareremo a cogliere ogni segnale che il nostro corpo ci invia, guardando a pensieri, emozioni che abitano il nostro interno, come a qualcosa che viene e se ne va, aiutandoci a vivere tutto con maggiore serenità.

Nel prossimo articolo vorrei vivere con voi l’esperienza di mangiare in maniera Mindful, portando dunque la nostra attenzione al momento del pasto.

Se avrete voglia di sperimentare, calandovi per pochi minuti in una nuova dimensione più consapevole, vi suggerisco di pensare sin da ora ad un alimento che amate, che sia un cioccolatino, oppure delle patatine, dei chicchi di caffè, insomma, ciò che più preferite, e che utilizzeremo nella nostra riscoperta del cibo.

Non vi anticipo nulla e vi aspetto al nostro prossimo appuntamento.