Il miracolo dell’Accorgersi
Come la maggior parte delle donne, sono particolarmente attenta all’alimentazione, ed alla cosiddetta “linea” (che poi chissà cosa è davvero sta “linea”, perché ora che lo metto nero su bianco, mi fa pensare ad una linea, magari retta, senza curve, né forme, che dunque poco ha a che fare con la femminilità, ma questo è un altro argomento), tanto che da un po’ di tempo ho rinunciato a ciò che più adoro in assoluto: il pane, sostituendolo con delle “simpatiche” gallette.
Ne ho provate a decine. Gallette di mais, gallette di riso, gallette integrali, gallette di farro, e chi più ne ha, più ne metta.
A prescindere dall’efficacia o meno, nel sostituire il pane con una galletta, in termini di controllo del peso, un bel giorno ho fatto una scoperta sconvolgente.
Mi trovavo seduta a tavola, durante il pranzo, e davanti a me avevo due invitanti polpette al sugo ed un po’ di verdura.
Considerando che le polpette erano state preparate da mia madre, si trovavano chiaramente nella condizione di disperate naufraghe in un mare di olio e sughetto.
Al guardare quella scena mi sono detta “certo che qua ci starebbe proprio bene una rosetta gonfia di mollica… sai che “scarpetta” che farei?!”, ma chiaramente avevo solo delle “simpatiche” gallette e così ho lanciato un salvagente a quelle povere polpette, buttandone nel piatto una intera.
In attesa che la galletta svolgesse quell’arduo, anzi impossibile per lei, compito di assorbire il sughetto, ne presi una dalla confezione e comincia a guardarla.
Era tonda, con i tratti esterni non ben definiti. La sua superficie era irregolare, ed a guardarla bene mi ricordava un’immagine del cervello che avevo visto chissà in quale film. Portai la galletta vicino al naso e non riuscii a sentirne alcun odore. Restai stupita da ciò, ma continua la mia indagine. Portai così la galletta alle labbra e dopo poco diedi un bel morso e la trattenni in bocca. In pochissimo tempo la galletta si era quasi completamente sciolta, a contatto con la mia saliva, e non l’avevo ancora ingerita!
Scioccata!
Mi dissi “è tutto qui? Cioè, sostituisco il pane con le gallette e in bocca non mi resta niente? Neanche un buon sapore da portare con me come ricordo? Ma soprattutto, me ne accorgo dopo tutto questo tempo che a me ste gallette proprio non piacciono?”
Ecco, questo è quello che io definisco il miracolo dell’ACCORGERSI: vedere ciò che c’è, esattamente così com’è, e diventarne finalmente consapevoli.
Nutrirsi non è un gioco o un passatempo. Nutrirsi richiede responsabilità verso noi stessi, presenza e nutrirsi significa essere pronti a ricevere “amore”.
Riabituiamoci all’amore!