Quanto è difficile oggi fare la mamma!

Io non credo che le mie nonne si siano sentite tanto inadeguate, bersagliate da giudizi e critiche, quanto me e quasi tutte le donne che come me, oggi fanno anche le mamme.

Faccio la mamma di un bambino di 5 anni.

Faccio la mamma di un bambino di 5 anni e sono divorziata.

Faccio la mamma di un bambino di 5 anni, sono divorziata e faccio pure l’impiegata.

Faccio la mamma di un bambino di 5 anni, sono divorziata, faccio l’impiegata e … oh, aspettate un po’, sono pure una donna!

Fare la mamma oggi significa essere il bersaglio preferito di tutti coloro, soprattutto donne questo devo dirlo, che per esperienza diretta o per sentito dire, hanno sempre qualche suggerimento da dare, anche se te in realtà non hai mai chiesto niente, e forse ti sei solo voluta sfogare per trenta secondi, giusto per sentire a voce alta quello che la tua anima ti sta urlando da tempo.

Dove è finita quella solidarietà fra donne? Soprattutto fra le donne di una stessa famiglia, quando ci si aiutava a vicenda, quando non si stava a guardare se quella o quell’altra facevano bene qualcosa, ma semplicemente laddove una non arrivava, c’era sicuramente qualche sorella o zia o cugina pronte a dare una mano.

Oggi invece, mi sembra molto raro tutto questo.

Oggi siamo tutte di corsa, tutte attente ad altro.

Oggi dobbiamo eccellere in ogni campo e così facendo, tralasciamo la cosa più importante: chiederci come stiamo e aggiungo anche, chiedere aiuto nel caso in cui ci sentiamo stanche.

Io faccio la mamma di un bambino di 5 anni e mi sono sentita inadeguata dal primo momento in cui me lo hanno messo in braccio.

Quell’esserino così piccolo, così urlante, così affamato…

Dove erano le donne della mia famiglia?

Mia madre totalmente incantata da quel bambino, sembrava rincoglionita; la mia ex suocera e la mia ex cognata facevano a gara per togliermelo dalle braccia e giocarci come se fosse un bambolotto…e mi stupisco ancora perché non ho avuto il latte?!

Come sarebbe stato se fossi diventata la mamma di mio figlio, circa sessant’anni fa?

Forse avrei partorito in casa, con tutte le eventuali complicazioni. Anzi no, sicuramente in ospedale visto che mio foglio era podalico trasverso.

Ad ogni modo, dopo il parto sarei tornata a casa e tutte le donne della mia famiglia, comprese zie alla lontana e vicine di casa, sarebbero venute a darmi una mano.

Chi a lavare i panni, chi a preparare pranzo e cena, chi a stirare e rassettare casa, e io, avrei potuto stare accoccolata a mio figlio senza pensare a nient’altro se non a me e lui.

E invece…

Mi sono ritrovata a pensare al mio ex marito, al quale non volevo mancasse la moglie e dunque il sesso e dunque le attenzioni che un uomo può desiderare.

Poi al lavoro, che vedevo come unica ancora di salvezza a tutto quel delirio che avevo dentro di me, dato dalla trasformazione che stavo subendo e che non sapevo accettare.

Avrei voluto che qualcuno, una sola voce, mi dicesse “stai tranquilla, non devi dimostrare nulla, stai imparando…”

Chiudo gli occhi per qualche istante. Immagino me, con mio figlio in braccio. Sono in una stanza semibuia, non molto arredata ma comunque calda e accogliente. Sono sdraiata sul letto. Coccolo quella piccola creatura e guardo fuori dalla finestra. In casa c’è silenzio. Di là, ci sono tutte le donne della mia vita indaffarate a fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di darmi una mano. Socchiudo delicatamente gli occhi, Gabriele dorme sul mio seno, e io posso finalmente rilassarmi e abbandonarmi a dolci sogni.

L’Amore ci salva, sempre!