E finalmente, dopo tanto tempo, sembra tornata un po’ di normalità.

Oggi pranzo fuori in Centro e meravigliosa passeggiata fra le bellezze romane.

Avevo dimenticato quanto amassi camminare e ammirare tutto quello che c’è intorno, fatto di monumenti e palazzi storici e persone. Dio, quanta gente c’era.

Era una vita che non vedevo così tanti giovani e meno giovani e coppie e famiglie con bambini, passeggiare e ridere insieme e mangiare al ristorante…ecco, devo dire che mi era mancato tutto questo e devo pure dire che non avrei mai pensato di piangere per tutta questa vita ritrovata!

Come al solito mi perdo e dimentico di focalizzare subito l’attenzione su ciò che voglio dire.

Non credo sia un difetto, penso solo che quando mi piazzo qui, davanti al mio portatile e lo apro e lo accendo e accedo alla pagina da cui pubblico, ho duemila idee e cose da dire, che resterei a parlare / scrivere, per ore.

Che poi sembra che i miei discorsi siano un po’ disconnessi, ma davvero, c’è sempre un filo che lega ogni riflessione e ogni esternazione: l’Amore. L’Amore per ciò che vedo, per ciò che sento, per ciò che respiro e per tutta la vita che mi scorre nelle vene.

Ok Barbablù, vado al sodo (e prima o poi lo dirò chi è sto Barbablù che pare quasi un incubo. Vedo la sua faccia e i suoi occhi che tutte le volte che parlo, stanno lì a dirmi “Stringi, che vuoi dì?!

Ecco cosa volevo dire. Dopo aver mangiato e passeggiato e riso e fatto foto, ecco che decido di entrare alla Upim. Si può dire? Boh, penso di sì.

Entro in questo grande negozio, che per chi non lo conosce, vende abbigliamento, accessori, cosmetici e tutto ciò di cui abbiamo già le case piene. Insomma, entro, faccio un giro chiaramente al reparto abbigliamento e mi accorgo che ci sono un sacco di famiglie pachistane che come me sono entrate lì dentro per fare un giro.

Le osservo attentamente e non per l’etnia o cose simili. Guardo le loro facce e mi sembrano un pochino annoiati. Non so che lavoro facciano i papà e mamma di quelle numerose famiglie, ma senza dubbio, se un lavoro ce l’hanno, oggi è una giornata di riposo da passare insieme.

Mi colpiscono le loro facce e penso a me. Penso a quando il sabato o la domenica, andavo al centro commerciale o all’outlet, solo per passare del tempo.

Penso a quella me, e mi accorgo che ero stra-annoiata.

La vita che facevo non mi piaceva particolarmente e quindi trascorrere qualche ora fra i negozi, era la sola cosa che riusciva ad alleviare il mio male di vivere.

Che poi non so se era proprio un male di vivere. Perché io il male di vivere lo immagino come qualcuno che sta a fissare un punto nel vuoto per tutto il giorno, e per me non era esattamente così (ecco Barbablù che a questo punto direbbe “Sei sempre drammatica!“). Vabbè, ad ogni modo, posso dire che mi sentivo vuota, spenta.

Ricordo che passeggiavo fra le viette degli outlet come anestetizzata, intontita e sicuramente con un’espressione un bel po’ annoiata, proprio come i miei amici pachistani.

Ecco, allora oggi posso dire di essere felice di non trascorrere più i miei weekend al centro commerciale (e non me ne vogliano i negozianti, ma credo si sia capito bene il senso delle mie parole), girando senza una meta precisa, e posso pure dire di aver imparato a godere dei momenti liberi per fare una passeggiata, starmene seduta a leggere o a fare quattro chiacchiere con un’amica… e quando la noia arriva, stavolta ci sto insieme, la guardo, le sorrido e le chiedo di restare, invece di confonderla e fonderla, col di fuori, pur di non sentire dolore.

Buona domenica!