Io lo faccio spesso. Quando cammino per strada, quando sono seduta su una panchina e pure quando sto sdraiata a letto. Guardare in alto è qualcosa che mi rilassa, mi dona un senso di pace e di leggerezza che solo in poche occasioni riesco a percepire.

Poi una volta, leggendo un libro sulla Genesi, ho scoperto che simbolicamente il cielo rappresenta il futuro, ciò che verrà e lì ho capito perché mi affascina tanto guardare in su.

Non è per i miei progetti, non è per ciò che desidero realizzare, ma unicamente per quel senso di libertà che il futuro, inteso come uno spazio ancora non definito, mi rimanda.

E allora ho capito perché i bambini stanno spesso col naso all’insù, per scrutare lo spazio infinito che in loro è ancora vivo e presente e per ricordarci che siamo degli stupidi a pensare che sia già tutto qui.