Prova a specchiarti, dopo aver fatto l’amore.
Mi è capitato di leggerlo recentemente, ma lo avevo sperimentato già parecchio tempo prima, quindi incappare in quell’articolo è stata solo la conferma di ciò che avevo visto e che mi aveva lasciato letteralmente di stucco.
Un pomeriggio di fine novembre…a casa sua
Era un pomeriggio di fine novembre, particolarmente piovoso.
Il cielo era carico di nuvoloni che non facevano altro che scaricare pioggia da diverse ore.
Era uno di quei pomeriggi “fastidiosi”, perché in città, con tutta quella pioggia, il traffico va in tilt e tu devi fare davvero affidamento su tutta la tua calma interiore per non innervosirti e finire col mandare a quel paese il primo malcapitato che ti passa davanti.
Nonostante dal punto di vista meteorologico quel pomeriggio non fosse un granché, c’era ben altro che mi stava aspettando.
Ci incontravamo ogni tanto, nella sua casa in Centro. Ci amavamo per qualche ora e poi ognuno tornava alla propria vita.
Non ce lo eravamo mai detto ma quello era il nostro equilibrio, quello era ciò che in quel momento volevamo l’uno dall’altra, senza troppe aspettative, né sentimentalismi.
Quel pomeriggio il nostro incontro fu decisamente intenso e diverso.
La sua pelle morbida, il suo profumo inconfondibile, le su labbra invitanti che ogni volta mi dicevano “mordimi ancora”, i suoi occhi che non si lasciavano penetrare e le sue mani su di me…il calore del suo corpo era sempre stato un forte richiamo per me, qualcosa che mi impediva di stargli lontana per troppo tempo.
Quel pomeriggio, come mai era accaduto prima, amai e mi lasciai amare.
Ricordo che gli chiesi se aveva mai fatto l’amore in vita sua e lui, con la sua raffinata sensibilità e dolcezza, senza rispondere, mi amò e si lasciò amare.
Era tardo pomeriggio quando uscii da quella casa, e come non mi era mai capitato prima, ero stravolta, stordita, confusa.
Ricordo che aprii il portone del palazzo e il caos della città mi investì, riportandomi alla realtà in modo brusco, violento, quasi a farmi male.
Salii in macchina e senza capirci molto presi la strada verso casa, inserendo il cosiddetto pilota automatico, come quando sei da una parte e dopo poco ti ritrovi da un’altra e ti chiedi come diavolo ci sei arrivata, visto che non ti ricordi minimamente il percorso che hai seguito.
Quella (stessa) sera di fine novembre… a casa mia
Giunta a casa lasciai la borsa e il soprabito sulla sedia all’ingresso, ed immediatamente andai in bagno, non che dovessi fare la pipì o cose simili, ma qualcosa mi spinse ad andare e io, senza opporre resistenza, lo feci.
Ricordo che accesi la luce e mi piazzai davanti allo specchio.
Cominciai ad osservarmi e notai che c’era qualcosa di strano, qualcosa che però non riuscivo proprio a cogliere.
Nonostante fossi stata fuori casa per più di dieci ore, nonostante l’intenso pomeriggio erotico, il mio viso era disteso, rilassato e la mia bocca accennava ad un sorriso.
Incuriosita, continuai a scrutarmi, senza fretta.
Io, in quell’immagine riflessa allo specchio, non vedevo la me di quella mattina, né quella del giorno prima, bensì qualcosa, anzi qualcuno, che non avevo mai incontrato prima.
Rimasi immobile davanti allo specchio per lunghi e interminabili minuti.
Era come se tutto intorno a me si fosse improvvisamente bloccato e c’ero solo io, quello specchio e qualcosa di misterioso che si stava mostrando per la prima volta ai miei occhi.
Il vero volto che ti ricorda chi sei
Mi osservavo incuriosita facendo caso ad ogni singola parte del mio viso: gli occhi, la bocca, la pelle, le sopracciglia, le rughe d’espressione che magicamente non c’erano più… ero letteralmente rapita dall’immagine che quello specchio stava riflettendo, non per vanità, né per egocentrismo, ma perché c’era qualcosa di magnetico, che mi impediva di distogliere lo sguardo.
Non ero la me che ero abituata a vedere tutte le mattine.
Non ero le mie imperfezioni.
Non ero i segni del tempo impressi sulla mia pelle… ero invece altro…
Qualcosa di indecifrabile, qualcosa di misterioso, qualcosa di profondo, qualcosa che si mostra raramente e che sfugge ad un occhio superficiale.
Lì, su quello specchio, era riflessa la mia Anima, antica e giovane, femmina e uomo, piccola e grande, inafferrabile ed eterna.
Quel pomeriggio, forse per la prima volta dopo tanto tempo, avevo permesso alle energie che tutto muovono e tutto creano, di venirmi a trovare e di manifestare la loro potenza e magnificenza, attraverso di me.
Quel pomeriggio, facendo l’amore, la mia Anima aveva ritrovato la sua casa, il suo spazio.
Quella sera lo specchio del bagno altro non mi ha mostrato, che il mio vero volto, quel volto senza identità, senza nome, né storia… quel volto che non ha passato, né presente, né futuro, quel volto che racchiude l’eterno, incessante fluire dell’Energia cosmica, da dove tutto ha avuto origine e a cui ciascuno di noi appartiene.