Cronaca di un’estate (apparentemente) come tante

Estate 2021. Anzio. Stabilimento balneare Lido Garda. Il cielo è celeste, il mare è calmissimo, e non fa poi neanche tanto caldo. Io sono stra-rilassata perchè finalmente sono cominciate le mie ferie. Mio figlio gioca a fare i castelli di sabbia in riva al mare. Prendo il libro che ho acquistato alla Mondadori prima di partire: “Il Monaco che amava i gatti“, di Corrado Debiasi. Comincio a leggere le prime pagine e immediatamente vengo letteralmente rapita dal racconto.

In un attimo sono in India insieme al protagonista della storia. Vivo con lui ogni esperienza. Ogni sua scoperta è una mia scoperta. Ogni suo incontro è un incontro che in qualche modo faccio anch’io, con i mille volti che mi abitano. Ciascun personaggio sento che mi appartiene. I profumi, gli angoli della città, le piccole viuzze di Varanasi e il suo caos, mi fanno sentire viva. Anche se sono sdraiata sotto l’ombrellone, mi sembra di camminare accanto a Kripala e Shanti, come se anch’io, in qualche modo, li stessi accompagnando nelle loro scoperte.

E scoprire il “nuovo” è proprio ciò che più mi affascina.

Continuando nella lettura del libro, ad un tratto la mia attenzione viene catturata dalla parola Chapati. Scopro così che il chapati è un pane tipico indiano, e molto diffuso in tutta l’Asia, che viene servito durante i pasti.

Immediatamente la me “curiosa” si risveglia. Prendo il telefono, digito su Google “Chapati” e appaiono in un secondo (anzi, credo anche meno) duemila pagine. Trovo diverse ricette che in maniera accurata e molto chiara, mostrano come poter fare il pane chapati.

E allora, sarà che l’alimentazione è un argomento che mi interessa particolarmente, sarà che cerco sempre alternative a ciò che mangio abitualmente e sarà che appunto, come ho detto sopra, sono per natura molto curiosa, ho deciso di cimentarmi nella preparazione di questo pane indiano, complice anche la bassa difficoltà indicata nelle ricette, perchè sarò sincera, non sono per quei piatti elaborati, per quelle lunghe e arzigogolate liste degli ingredienti da seguire, che già al terzo passaggio di “mischia quello e aggiungi quest’altro“, mi perdo.

Così, prima di rientrare a casa dalla spiaggia, ho deciso di fare una sosta in erboristeria e lì ho acquistato la farina integrale necessaria per la realizzazione del mio impasto.

Stavolta però, a differenza del passato, ho trovato un validissimo aiutante: mio figlio.

Sarà che al rientro dal mare gli ho fatto una testa così, parlando di sti benedetti chapati, che alla fine mi ha detto “Mamma, li voglio fare io“.

E allora, si è piazzato sulla sua torre esplorativa, e con fare molto serio, ha cominciato ad impastare.

Insieme abbiamo preparato il nostro pane indiano, lo abbiamo cotto sulla padella e poi ce lo siamo mangiato per pranzo, con un pò di Hummus di ceci.

Rientrata dalle ferie, parlando con la mia amica erborista, Nadia, che io amo definire l’alchimista di anime, le spiegavo di come dal libro che stavo leggendo fossi arrivata a scoprire i chapati e di quanto io e Gabriele ci fossimo divertiti nel realizzarli insieme. A volte basta lasciarsi guidare dalla curiosità e non avere pregiudizi verso ciò che è nuovo, spalancando così le porte del cuore, per assaporando momenti indimenticabili, che ti permettono di riscoprire i veri piaceri della vita, dati da cose semplici, come preparare un piatto insieme ai nostri figli, oppure ricoprirsi la faccia di farina per ridere un pò.

Chissà, saranno stati i miei racconti, ma Nadia si è davvero appassionata a sta storia dei chapati, tanto che dopo aver fatto un’accurata ricerca, mi ha rifilato una nuova ricetta, che poi ho scoperto riferirsi ai missi roti, una variante di chapati, perché cacchio, ce ne sono tantissime, una per ogni regione asiatica, ottenuta stavolta con farina di mais, farina di lenticchie e farina di miglio integrale.

E così i chapati, entrati nella mia vita grazie ad un libro che è stato per me una vera e propria rivelazione, oggi sono il solo tipo di pane che circola in casa mia, e che mi permette di viaggiare con l’immaginazione, per tornare così a passeggiare insieme a Kripala e Shanti, fra le strade di Varanasi, in attesa di re-incontrare il maestro Tatanji.